DE...SCRITTI:
UN FILM WESTERN DA LEGGERE COME UN LIBRO, MOLTO
PRIMA CHE NE FACCIANO UN FILM…
di PATRICK
DEWITT
Titolo: Arrivano i Sister
Autore: Patrick Dewitt
Pagine: 304
Editore: Neri Pozza
Arrivano i Sister… Appena lessi questo titolo, per assonanza mi
ricordai di un vecchio telefilm ambientato nell’America dell’800. Arrivano le spose, mi pare
s’intitolasse.
Certo,
basta iniziare a leggere e subito il debole accostamento va via come una
granello di polvere in un giorno di vento …
La
storia è ambientata nel Far West, nella California di metà ‘800.
Charlie
ed Eli Sister sono due fratelli che si guadagnano da vivere ammazzando la gente
su commissione. Due killer spietati ma anche profondamente diversi tra loro.
Charlie è freddo, apparentemente insensibile nell’eseguire gli incarichi. Eli,
al contrario, pensa e a volte pure troppo. Uccidere non lo entusiasma, ed è
solo il vedere il fratello in pericolo a trasformarlo in un sicario affidabile.
I
due ricevono dal Commodore, un potente della zona, l’incarico di braccare e far
fuori un certo Hermann Kermit Warm, cercatore d’oro che avrebbe derubato il
ricco signore. In realtà, come si scoprirà in seguito, la loro missione avrebbe
ben altro scopo.
Eli
è la voce narrante. Un personaggio introspettivo e particolare, ma tanto vero
quanto surreale, con il suo corollario di timori, dubbi e certezze, sempre
sull’orlo del distacco dal credo e dalle convinzioni del fratello maggiore
Charlie. La storia acquisisce l’inflessione della sua voce e non la smarrisce
più fino al termine.
Finalista
al Booker Prize 2011, il romanzo sui due fratelli ruota intorno a loro e all’oro.
Certo, perché di mezzo c’è anche la corsa al pregiato metallo.
La
micidiale febbre per la ricchezza, vera protagonista della parte finale del
romanzo, mostrerà ancora una volta come
sia sottile il confine tra il sogno e la misera caduta all’inferno. Il tutto è condito
con una mirabolante sequenza di disavventure, incocciando in dentisti
imbroglioni, orsi dal pelo fulvo, indiani feroci, boss attorniati da tirapiedi
da barzelletta, una megera e una tenutaria di un saloon, malata di tisi, di cui
Eli s’innamora invano. Un assortimento di personaggi a volte surreali, eppure
così autentici in quel polveroso, vecchio e bastardo West di una volta.
A
tratti pare di rivedere scene di qualche film del grande Sergio Leone, con un
pizzico di pazzia in più. Anche l’umorismo, a volte latente nelle situazioni ma
spesso così forte e immediato che non occorre neppure sforzarsi tanto per
gustarlo, viene dosato quasi alla perfezione per stemperare (secondo me
riuscendoci appieno) la drammaticità delle scene più violente. Un esempio su
tutti?
Leggete
un po’ questo breve passaggio:
‹‹Cos’è stato quel rumore?›› ha
chiesto.
‹‹Un proiettile che ti ha centrato in
pieno››.
‹‹Un proiettile che mi ha centrato
dove?››.
‹‹In testa››.
‹‹Non lo sento. E non sento quasi
niente. Dove sono gli altri?››.
‹‹Sdraiati accanto a te. Anche loro
con un proiettile in testa››.
‹‹Davvero? E parlano ancora? Non li
sento››.
‹‹No, sono morti››.
‹‹Ma io non sono morto?››
‹‹No, tu no››.
Come
in ogni storia del genere, anche le sparatorie, la violenza e il crudo realismo
non mancano. Inoltre il testo è disseminato di momenti più introspettivi e
malinconici.
Mescolando
il tutto, salta fuori Arrivano i Sister.
Certa
critica, negli States, ha paragonato Dewitt a un McCarthy umoristico, dopo
averlo accostato a Fante e Bukowski per il precedente romanzo Abluzioni.
Non
so quale dei paragoni possa reggere davvero. Intanto io ci vedo anche un po’ di
Paul Auster, ma non lo dite a nessuno… Fatto sta che il romanzo funziona davvero,
i personaggi sono credibili, ben costruiti e grondanti del realismo cui ci ha
abituato certo cinema del passato, e già questo basta.
A
me, di certo.
E
credo sia più che sufficiente per incuriosire anche tanti altri, perché non è
affatto facile, di questi tempi, scrivere una storia delle vecchie terre di
frontiera e conservare la freschezza e la solidità, nonché il fascino che
avevano storie del genere tanti anni fa.
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