DE-SCRITTI: LA STRUGGENTE BELLEZZA DELLA NATURA, COME IN UN
DIPINTO A TINTE DI FUOCO NEL GHIACCIO DESERTO DELL’ARTICO. UNA STORIA
MEMORABILE
IL COLLEZIONISTA DELLE ULTIME COSE
di JEREMY PAGE
Titolo: Il collezionista delle ultime cose
Autore: Jeremy Page
Pagine: 367
Editore: Neri Pozza
Quando non avremo altri orizzonti davanti a noi, ci
troveremo davanti al limite. Quella sottile linea ci separerà dall’abisso o dal
sogno, e il passaggio non sarà indolore.
Non si tratta solo di un passaggio materiale
attraverso limiti geografici concreti, ma anche di un’introspezione profonda e
dolorosa per capire fin dove si può spingere l’animo umano, lanciato in un
viaggio che solo per alcuni si concluderà con un ritorno.
1845, porto di Liverpool. Eliot Saxby, un
naturalista che colleziona uova e altri reperti naturalistici e altre piccole
cose rare o quasi introvabili, viene pagato da influenti amici per imbarcarsi
su un vecchio brigantino a tre alberi, l’Amethyst.
Lo scopo del viaggio è la ricerca di reperti di
esemplari di alca impenne, un uccello
dato per estinto e le cui ultime tracce si perdono nella foschia che avvolge
un’isola disabitata al largo dell’Islanda.
La destinazione del brigantino è l’Artico, dove il
capitano Kelvin Sykes conta di rifornirsi di materiale vario da poter tramutare
in moneta sonante, spesso il suo vero cruccio. A bordo, oltre al mite e
spaurito Eliot, viaggeranno esemplari di un’umanità strana, sfuggente e piena
di interrogativi. E non solo tra i passeggeri, in particolare Edward Bletchley,
un giovane imbarcatosi per dare la caccia agli animali artici e la sua compagna
di viaggio, una misteriosa ragazza che suscita visioni e riporta a galla vecchi
ricordi e angoscianti pensieri nella mente di Eliot, che si scoprirà mai del
tutto serena.
Infatti, anche tra l'equipaggio ci sono tante di quelle tare e di quelle miserie dell'animo da far sì che ognuno di essi abbia il proprio armadio colmo di scheletri. Come scrive lo stesso Autore: "Mi resi conto di essermi imbarcato in un viaggio pieno di misteri, alcuni alla mia portata, altri oscuri e impenetrabili come l'Oceano oltre il parapetto".
Sullo sfondo, la tragedia degli animali
dell’Artico, foche, trichechi, orsi,
uccelli, balene, trucidati per ricavarne barili d’olio, grasso e penne,
per rinverdire un commercio attivo in quei tempi, quando i mari artici non
venivano più visti come mete di conquista scientifica ma come luoghi di
saccheggio, al di là di ogni ragionevole limite imposto dalla natura e dal
buonsenso.
Ed è proprio la Natura con la “enne” maiuscola la
vera protagonista della bella storia che Page, dotato scrittore già sceneggiatore e
editor per la BBC e per Channel4, narra con maestria encomiabile.
I potenti tratteggi e
la lirica sicura e calibrata, uniti alla densa rappresentazione dell’atmosfera del
tempo, trascinano il lettore a bordo del malandato brigantino, facendogli
provare gli scricchiolii del tavolato del ponte, assaporare la brezza del
freddo nord, le foschie e l’ondeggiare selvaggio quando si scatena la tempesta
e solo Dio si interpone tra la tragedia e un altro giorno in questo malandato
mondo.
Una prova di gran
maestria da parte di uno scrittore che ha riportato l’atmosfera e il sapore di
altri tempi, mescolando una trama di passioni, desideri, vigliaccherie e
aspirazioni, angosce e stupidità umana. Il ritratto dell’umanità che emerge è
impietoso, poiché la brama e il desiderio oscurano la ragione isolando ogni
individuo e rendendolo simile solo a sé stesso.
Page ha saputo trovare
l’intonazione e lo stile dei grandi scrittori dell’Ottocento, creando un
vigoroso intreccio psicologico e materializzando paure e sentimenti con gran
sagacia.
Il suo scopo è stato, a mio modesto avviso,
pienamente raggiunto. E scusate se è poco.
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