sabato 28 luglio 2012

La penna degli sconosciuti: Ilaria Goffredo - Tregua nell'ambra

La penna degli sconosciuti

MIE OPINIONI SU LIBRI DI SCRITTORI ILLUSTRI SCONOSCIUTI (SPERO PER POCO)

In questa rubrica, creata appositamente da me ( e chi altri, sennò?), inserirò mie opinioni, quindi non delle vere e proprie recensioni, su testi che mi sono pervenuti, in un modo o nell'altro. Quello che li accomunerà sarà la (poca) fama di chi li ha scritti e la (molta) passione che ci ha messo dentro. Chi volesse approfittare di questo spazio, potrà inviarmi il proprio libro edito in formato cartaceo, contattandomi in via preliminare via mail, oppure direttamente inviandomelo via mail. L'indirizzo è: enzo-dandrea@virgilio.it.

ILARIA GOFFREDO
TREGUA NELL'AMBRA
L'amore sull'orlo dell'inferno bellico
    
Premessa: non adoro i romanzi "rosa". Trovo che spesso chi li scrive corra il rischio di sforare nel già scritto, nel mieloso e nello scontato. Pur amando, pur commuovendomi, le storie d’amore le trovo spesso melliflue. Cosa mi ha spinto, direte voi, a leggere "Tregua nell’ambra"? Francamente non lo so con esattezza. Forse il fascino della ricostruzione storica (e qui un primo plauso) o anche la curiosità per una storia scritta da una venticinquenne, che con passione si sarà documentata e avrà sentito in sè questa storia come se l’avesse vissuta davvero? Elisabetta Greco, protagonista del romanzo con l’aitante e misterioso Alec, vivono una storia romantica e drammatica in una sequenza di dure esperienze, tra cui la fucilazione del padre di Elisa, l’internazione in un campo di lavoro, il salvataggio avventuroso da parte di Alec, la nuova realtà come ospite degli inglesi, fino a rischiare la propria vita a causa di un attacco aereo... La lettura di certo mi ha fatto progredire di continuo in interesse, sulla durezza e le brutture della guerra, del razzismo e quello scorcio oscuro della nostra storia. Perchè è proprio quella la storia che la ragazza sperimenta sulla propria pelle, scoprendo con i propri occhi l’orrore della guerra (bella la citazione della dura e triste poesia di Primo Levi, all’inizio) con l’indomito carattere di chi però non resta fermo a subire, bensì ogni volta cerca in sè la disperata forza di reagire. Al male. Al dolore. A tutto.Polvere che viene tolta da una serie di fotografie in bianco e nero. Il ricordo che campa nell’aria rarefatta di un’Italia persa e ancora incredula su quanto le sta capitando. Anche la dolcezza di una realtà così lontana eppur così vera, senza mezze misure. Rivivere l’angoscia di essere un paese in guerra, che per la gente comune non è stata quella spettacolare tanto decantata nei documentari televisivi, bensì quella vita quotidiana che, tra mille difficoltà doveva e voleva andare avanti. In mezzo a quella realtà, sembrerà strano, c’era anche lo spazio per le storie d’amore.Le descrizioni sono spesso accurate, come ci si trovasse immersi negli ambienti, respirando il loro profumo. I passaggi dialettali sono intrisi di vera identità, trovo siano testimonianze gustose della propria terra. In questo forse una pecca c’è: io ne avrei disseminati molti di più nella storia, a discapito di una più fluida lettura, ma il sapore sarebbe stato anche migliore, come un ingrediente segreto che rende il piatto semplice una prelibatezza. Gusti personali, lo so. Pur essendoci qua e là qualche inevitabile imperfezione, la storia è ricca di spunti e passaggi intensi, poetici e incastonati molto bene in un’ambientazione drammatica, in cui le piccole cose sono poi quelle che mettono in risalto lo spessore dei protagonisti. Se avete voglia di assaporare tutto ciò, ve ne consiglio la lettura e, se vi dovesse piacere, aspetteremo insieme i capitoli successivi. No?  
Per chi volesse leggere in anteprima e acquistarlo, qui sotto trovate il link:

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